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Con Notion è stato amore a prima vista. È una di quelle cotta da cui non ci si riprende mai e ormai va avanti da piu’ di due anni senza mostrare segni di stanchezza.
Ci è stato presentato in un corso di UX Design come un “second brain” (secondo cervello), ma presto è stato chiaro che era più una rivoluzione.
Avendo trascorso quasi due decenni a dare consulenza a piccole e medie imprese sull’intera gamma delle loro esigenze digitali è sempre stato chiaro che il collo di bottiglia fosse la velocità e la capacità con cui gli sviluppatori potevano comprendere i problemi dal punto di vista del cliente e fornire una soluzione efficace e stabile. Quindi abbiamo presto optato per una strategia basata su piattaforme di terze parti per evitare i problemi annessi allo sviluppo interno, ma questa proliferazione di piattaforme ha portato due problemi aggiuntivi: il tempo necessario per affrontare la curva di apprendimento che ogni piattaforma presentava; e la dispersione delle informazioni conseguente alla dispersione dei dati su così tante piattaforme.
Una piattaforma tutto-in-uno che potesse non solo risparmiarci lo sforzo di imparare più piattaforme, ma anche consentire di memorizzare tutti i dati nello stesso luogo, permettendo di creare nuove informazioni, sembrava un sogno che si avverava per noi. E questo senza nemmeno menzionare i risparmi derivanti dalla riduzione degli sviluppi interni o delle abbonamenti a mille piattaforme di terze parti.
L’approccio minimalista della piattaforma ha fatto il resto e il nostro cuore è stato conquistato definitivamente.